“Garrisca al vento il labaro viola”: un sogno frantumato in mille pezzi

Tornare a Roma per due anni consecutivi, oltre che un obiettivo, era il sogno di tutto il popolo viola. Nonostante il divario qualitativo tra Atalanta e Fiorentina sia notevole, ci credevo veramente tanto; ma non è bastato. Volevo esserci a tutti i costi, sia per ricordare Joe Barone, sia per sostenere la squadra in quel settore tanto scomodo (solo 500 posti disponibili). Arrivato a Bergamo verso le 19 l’ansia continuava a salire, e la paura che tutto potesse finire sul più bello era molta. Una volta giunte al parcheggio scambiatore tutte le navette, siamo partiti alla volta del Gewiss Stadium; nel tragitto cori e tanta voglia di lottare. Senza menzionare il minuscolo varco di accesso al settore ospiti (che schifo), tra una cosa e l’altra, si era già fatta l’ora della partita. “Garrisca al vento il labaro viola” recitavano due striscioni esposti dalla Curva all’entrata dei giocatori in campo; un settore veramente piccolo ma pieno di viola. Però, tempo nemmeno 10 minuti e l’Atalanta passa in vantaggio. Ecco che le mie paure iniziali prendevano sempre più vita. Solo il goal del Chino mi ha fatto intravedere una minima luce di speranza, anche se al ragazzo accanto a me, anche dopo il momentaneo pareggio (vista l’espulsione a Milenkovic), ho letteralmente detto: “Per passare stasera serve un miracolo”. Infatti è andata proprio così, o sbaglio (ironia ndr.)? Ci hanno pensato Scamacca, Lookman e Pasalic a farci verso casa con tanto rammarico. Il resto delle analisi le potete trovare sulla page, perché più evitiamo questi incubi meglio è. Detto ciò, seppur l’eliminazione faccia malissimo, siamo ancora in corsa su due fronti: Conference e campionato. Niente è perduto, possiamo rendere questa stagione storica. Io ci credo, e lo farò finché non arriverà il momento del triplice fischio stagionale.
Maledetta Bergamo…